Questo racconto è stato scritto per partecipare a The Neverending Contest n° 108 S3-P2-I3 di @storychain sulla base delle indicazioni di @clifth
Tema: Danza
Ambientazione: Deserto
Quattro notti in Oriente
Avevano organizzato il viaggio per mesi durante le lunghe ore di lezione dell’ultimo anno di liceo, quando si scambiavano sussurri e bigliettini fra un tema e un’interrogazione. Avevano messo da parte i soldi con fatica, spesso lavorando nei pub e nei bar o nei negozi come commesse durante le feste e i fine settimana. Avevano studiato con dedizione gli itinerari e le mete, tenuto d’occhio i voli, cercato foto e recensioni, contribuendo con ogni mezzo alla pianificazione del viaggio, che era stato denominato “Quattro notti in Oriente”. Ed ora il sogno tanto atteso si era realizzato, e all’inizio di dicembre, ormai universitarie, avevano mollato le lezioni e la routine e si erano ritrovate per prendere il volo verso gli Emirati Arabi, ancora una volta riunite, andando a godere di una terra che aveva colpito così tanto l’immaginazione di tutte loro.
Poco più che adolescenti, rigogliose di giovane energia, le ragazze sfavillavano di spensieratezza in quel Paese straniero dal fascino esotico. Esploravano con curiosità le città osservando quel mondo tanto lontano dal loro. Avevano fatto amicizia con una giovane guida egiziana, che le aveva portate ad esplorare i luoghi più intimi di Abu Dhabi e che le aveva raccomandate ad una guida sua amica a Dubai affinché le scortasse in maniera ugualmente accurata in quell’altra città. L’uomo aveva loro indicato i posti migliori dove mangiare e divertirsi o i locali più adatti e sicuri per trascorrere la serata e la notte. Le aveva dilettate anche con aneddoti e segreti degli abitanti autoctoni, a suo dire una vera rarità dato che la maggior parte delle persone che lavoravano negli Emirates erano stranieri usati come manovalanza, mentre i ricchissimi emiratini si dilettavano nelle loro enormi ville con le loro enormi famiglie nell’arte del dolce far nulla. Uno Stato chiuso e maschilista che aveva ceduto una porzione del suo territorio alla modernità in nome del dio denaro, ecco la conclusione a cui le giovani donne erano giunte. Tuttavia, salvo un breve momento per commentare la condizione di profonda differenza di mentalità fra quel luogo, per quanto “magico”, e l’Occidente, durante il viaggio non ci fu mai spazio per la politica o il femminismo, occupate com’erano a godersi l’esperienza unica e tanto agognata, a girare per moschee e mercatini, luoghi di lusso e templi della modernità. Per la loro ultima sera avevano infine programmato un safari e una notte da trascorrere nel deserto, all’interno di un’oasi dove cenare e farsi travolgere per l’ultima volta dalla magica atmosfera del posto.
Mentre chiacchieravano fitto, ancora prese dai commenti sul tramonto a cui avevano assistito, la jeep era arrivata a destinazione, le aveva aiutate a scendere e scaricare i bagagli e poi era andata via: sarebbe tornata a prenderle l’indomani. Gioia era andata quindi a cercare la Reception per espletare le formalità con rapida efficienza: era lei la responsabile del gruppo e l’efficiente organizzatrice della gran parte del viaggio. Emma e Clio, le modaiole, avevano già individuato il bagno ed erano corse a darsi una rinfrescata: vivevano nell’eterna illusione che il principe azzurro potesse celarsi dietro ogni angolo e che per questo dovevano essere sempre perfette in qualsiasi circostanza, a maggior ragione in quella terra dove il principe sarebbe potuto essere un favoloso sceicco arabo. Non lo facevano, però, con malizia, quanto piuttosto come un gioco vezzoso che serviva alle ragazze a ritrovare il proprio ruolo in quel piccolo gruppo di amiche. Lilli, infine, apparentemente confinata al ruolo di “guardiana dei bagagli”, era rimasta da sola in una posizione strategica che le consentiva di studiare la situazione a cui andavano incontro, trovare i posti migliori, evitare i pericoli e passare una serata quieta e perfetta. Aveva sempre avuto quella dote innata e quasi invisibile di “saper scegliere”: grazie a lei, fin da quando il gruppo si era formato a scuola molti anni prima, le quattro amiche avevano evitato guai che era riuscita a presagire o si erano trovate nel posto giusto di un locale o di un concerto fidandosi delle sue intuizioni. Pochi minuti dopo essersi separate sia Gioia che Emma e Clio raggiunsero Lilli, e come di rito le chiesero “Allora, dove si va?”. “Venite, facciamo un giro” fu la breve risposta.
L’oasi era stata trasformata in un piccolo Resort, dotato di bungalow dove pernottare che circondavano i vialetti costeggiati di alte palme e bassi arbusti. Il posto era davvero bellissimo e suggestivo, ma anche piccolo e intimo e le ragazze se ne innamorarono subito. Era strutturato in maniera circolare, ricostruendo in parte un accampamento beduino. I tavoli per la cena erano bassi e vicini, costituendo un lungo serpente nell’area più larga dell’accampamento, attorno al quale, a terra, erano stati allestiti cuscini e divani dove accomodarsi. Sotto una tenda una ragazza aspettava clienti da adornare di henné, mentre a un altro capo un piccolo palco interrompeva il cordone di tavoli. Mentre Emma e Clio si lanciavano a informarsi sul costo dell’Hennè, Lilli stabilì dove andarsi a sedere, scegliendo dei posti piuttosto vicini al palco. Altri clienti erano già seduti e chiacchieravano amabilmente, mentre un gruppo abbastanza numeroso era arrivato subito dopo di loro, per cui presto l’ambiente si sarebbe riempito e avrebbero servito la cena. Con uno sguardo d’intesa Gioia e Lilli si separarono, la prima diretta al loro bungalow, dove avrebbe lasciato i bagagli, la seconda diretta ai posti che avrebbero occupato. Clio si era accomodata sul basso triclino nella tenda dell’artista dell’hennè, aspettando il proprio turno mentre all’amica veniva con sapienza tratteggiato un arzigogolato disegno sulla mano.
Fu solo un istante, in quell’intenso e felice viaggio, ma le quattro amiche si ritrovarono improvvisamente sole, seppur così vicine, in compagnia soltanto dei propri pensieri: Gioia nella bianca camera dalle lenzuola fresche e profumate e dai bagni blu lapislazzulo, Lilli sui bassi divani con la visuale perfetta sull’intero resort, Emma al tavolo dell’artista che le spremeva dolcemente il tubetto di hennè sulla mano e Clio sul triclino in attesa del suo turno. Con lo sguardo sfocato la loro mente abbandonò quel breve sogno ripercorrendo la realtà che avevano lasciato, fatta di dolori e sacrifici, di studio e di lavoro, di famiglie assillanti e cuori infranti, a cui presto sarebbero dovute tornare. Non più ragazzine, ma non ancora del tutto donne, le quattro amiche presentivano nel profondo del loro cuore l’inesorabilità del cambiamento che era già iniziato e l’età adulta che le assediava, piena di responsabilità e durezza e compromessi di cui fino a poco tempo prima non avrebbero mai pensato di doversi occupare. Pensarono “Ci allontaneremo”, e un velo di nostalgia accecò i loro occhi rendendoli distanti e umidi di malinconia. Silenziose, una dopo l’altra raggiunsero Lilli al tavolo, comprendendo di aver avuto tutte lo stesso pensiero e si presero per mano.
Un operatore del posto interruppe quel silenzio mesto, invitandole a servirsi al buffet che nel frattempo era stato allestito, spazzando via ogni pensiero e riportandole alla magia di quel sogno felice. Ritrovata la spensieratezza, le ragazze si godettero totalmente la serata, bevendo, ridendo e scherzando, mentre sul palco un musico allietava i presenti con la musica del suo oud. Alla fine della cena, a sorpresa, salì sul palco anche una danzatrice del ventre dal costume esotico e luccicante, che diede spettacolo per la felicità di tutti. Dopo alcune danze, invitò tutti a ballare, sia sul palco che attorno ad esso. I presenti, intimiditi, rispondevano lentamente alle lusinghe della danzatrice, che cercava di attirare a sé gli uomini con le sue movenze suadenti. Le ragazze, invece, amavano ballare e si alzarono decise per raggiungere il palco e muoversi sulle note del chitarrista accanto alla danzatrice. Dopo di loro si unirono alla festa un po’ tutti i presenti, che presero a danzare frenetici sulle note di quella musica tanto ammaliatrice. Persero del tutto la cognizione del tempo, non si resero conto nemmeno che la maggior parte degli ospiti era già andato via quando la musica si interruppe. Dentro di loro il fuoco della danza continuava ad ardere feroce e senza sapere come né chi lo avesse proposto uscirono dalle mura del resort per ballare ancora, a piedi nudi, nella sabbia del deserto, offrendo i loro corpi al cielo scuro trapunto di stelle.
Danzavano e danzavano, temendo che fermarsi avrebbe interrotto quell’istante magico che le legava, quel filo rosso che le aveva tenute insieme per tanto tempo. Danzavano e danzavano, sotto quel cielo pieno di stelle, e più i loro corpi si muovevano più il cielo e la terra sembravano fondersi in un tutt’uno e racchiuderle al loro interno e con essi perdevano la propria identità per entrare a far parte dell’immenso tutto godendone ad occhi chiusi e labbra dischiuse, afferrando per un minuscolo istante un sentimento caldo e potente che molti anni dopo ciascuna di loro avrebbe riconosciuto come un puro e infinito frammento di rara felicità.
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