Questo racconto è stato scritto per partecipare a The Neverending Contest n° 113 S3-P3-I3 di @storychain sulla base delle indicazioni di @kork75
Tema: Biscotti
Ambientazione: Garage
I gemelli
Quando nacquero i due nipotini, Corrado li elesse a suoi preferiti senza quasi rendersene conto, e loro lo amavano molto e lo difendevano dalla gelosia che gli altri cugini e la loro sorella maggiore provavano verso questo legame speciale. <<Voi avete gli altri tre nonni che viviziano, lasciateci almeno il nonno Corrado!>> rispondevano quando venivano presi in giro e chiamati “cocchini”.
Elia e Mattia trascorrevano moltissimo tempo con il nonno, che quando poteva li portava con loro in officina. Per non incorrere nei rimbrotti della loro madre, che lo accusava di farli sporcare giocando in un luogo pericoloso e inadatto a dei bambini, Corrado aveva comprato loro dei vestitini che teneva nascosti in officina: era il loro segreto! Mattia ed Elia sapevano cosa fare appena vi mettevano piede: il nonno strizzava loro l’occhio con fare complice e faceva piccoli cenni col capo verso la cassapanca col cambio, e loro correvano ridendo sul soppalco dove in fretta e furia indossavano le tute per poi volare di sotto ad aiutare il nonno coi motori di auto e moto.
A metà pomeriggio, poi, il nonno dava loro due biscotti ciascuno, di quelli appena sfornati dalla nonna. I bambini ne avrebbero mangiati a decine, ma il loro papà, un noto pediatra del paesino dove vivevano, era stato molto chiaro: “solo due per ciascuno, o la loro crescita sarebbe stata irrimediabilmente compromessa, il loro riposo notturno avrebbe subìto gravi danni e il loro benessere psico-fisico non si sarebbe mai più potuto recuperare per tutta la vita a causa del carico di zuccheri!”.
Corrado ricordava bene di quando lo zucchero era un lusso e la fame una compagna di vita, e si dispiaceva molto di dover negare ai nipotini quel piccolo piacere quando li aveva con sè. Tuttavia, venendo da un’altra epoca, temeva il genero di quel timore reverenziale riservato un tempo ai medici, e rispettava le sue prescrizioni religiosamente, quindi solo due biscotti per ciascuno, se stesso incluso.
Di tanto in tanto, però, i bambini si facevano furbi: quando il nonno si allontanava per prendere i biscotti appena sfornati nell’appartamento sopra l’officina e mangiarli insieme, uno di loro correva in bagno, mentre l’altro attendeva il nonno e si faceva dare la sua razione per poi eclissarsi con una scusa. Quindi li metteva da parte, faceva il giro dell’edificio e tornava dal nonno fingendosi il fratello ancora in bagno. <<Eccomi nonno!>> gli diceva, <<mi dai i miei biscotti?>>. Quando il nonno glieli dava, il bambino si allontanava di corsa, e finalmente l’altro usciva “dal bagno” reclamando la sua parte: <<Ma nonno! Non vedi che mio fratello te l’ha fatta di nuovo?! Li hai dati tutti a lui, non ci hai riconosciuti! Adesso anche a me ne toccano quattro.>>. Il nonno rideva dell'inganno “Oh, diavoletti birbanti che non siete altro! Me l’avete fatta di nuovo!” esclamava sempre, e poi dava anche all’altro nipotino i suoi quattro biscottini caldi e profumati.
Passarono gli anni, i nipotini crebbero e i pomeriggi all’officina divennero presto un caro ricordo perché ciascuno imboccò la propria strada. Mattia divenne pasticcere, Elia infermiere.
Poi la nonna morì; il nonno, per non dar peso ai figli, andò a vivere in un piccolo pensionato col giardino, pulito, comodo, in compagnia di altri coetanei con cui farsi compagnia o uscire a spasso per il paese. I nipoti cercavano di andarlo a trovare ogni volta che potevano, ma gli impegni erano molti e quasi mai riuscivano a recarsi insieme da Corrado.
Quando la pandemia di Covid devastò il mondo, poi, vedersi divenne ancora più problematico. Passarono molti mesi prima che dal nonno fossero di nuovo ammesse le visite, che per tutelare gli anziani residenti nel pensionato avvenivano solo attraverso un vetro protettivo di separazione. Nonostante non poter riabbracciare i propri cari fosse molto doloroso, il nonno era felice di poter rivedere i nipoti.
<<Ciao Mattia! Che bello che tu sia venuto di nuovo, oggi!>>.
<<Ehm… Ciao nonno, io sono Elia, ci hai scambiati>> rispose il nipote. <<Elia?!?>> si meravigliò stranito Corrado inforcando meglio gli occhiali <<ehm-hm, devo essermi sbagliato>> disse infine poco convinto.
Iniziarono a chiacchierare degli ultimi mesi, il nonno voleva che Elia gli raccontasse tutto della sua vita in ospedale, e si preoccupava molto per lui e gli raccomandava la massima prudenza, e di usare tutte le protezioni necessarie, eccetera eccetera, come fosse un ragazzino alle prime armi e non un esperto infermiere professionista. Elia, da parte sua, era molto evasivo, cercava di non parlare del suo lavoro dicendo solo che la situazione era davvero drammatica e che anche il nonno doveva stare molto attento.
<<Dì un po’,>> chiese improvvisamente Corrado con fare indagatorio <<lo hai visto tuo fratello?>>. Gli occhi di Elia si velarono di lacrime per un rapido istante, al punto che il ragazzo si tuffò indaffarato alla ricerca di qualcosa in una borsa che aveva con sé, sperando così di ingannare il vecchio. <<Certo, nonno, proprio poco fa, anche se non ci siamo potuti salutare che da lontano, per sicurezza. Ecco, prendi: ti manda questi. Dice che verrà presto ma che questi li ha appena fatti e voleva che li avessi subito. E’ la ricetta della nonna, ricordi?>> gli rispose il nipote mostrandogli un sacchettino trasparente ricolmo di biscotti. L’odore dei dolci appena sfornati si era intanto espanso per tutta la stanza, oltrepassando la separazione del vetro protettivo.
<<Oh! Mio caro! Come dimenticarmene? Sono i ricordi più dolci che ho. Ne ho sentito l’odore appena sei arrivato, ecco perché ero sicuro che fossi Mattia.>>
Trascorsero alcuni minuti in silenzio, Elia con lo sguardo nel vuoto e il nonno a scrutare il nipote, entrambi ricordando quei momenti così lontani e così felici.
<<Anche allora ci confondevi, ti ricordi, nonno?>>
<<Mi ricordo che i biscotti della nonna erano troppo buoni per mangiarne solo due come diceva vostro padre. Mandavi sempre Elia in bagno e tu, che eri il più intraprendente, cercavi di farti passare per lui. Ho avuto anch’io un fratello gemello, abbiamo fatto anche noi questi giochi cercando di scambiarci. Quando ti fingevi Elia, contraevi le sopracciglia un istante per la tensione dell’inganno, poi mostravi un timido sorriso di autocompiacimento che evidenziava la fossetta sulla tua guancia destra, proprio come ti succede adesso.>> rispose il nonno mentre le lacrime scivolavano silenziose lungo i solchi delle rughe del suo viso di ottantenne. <<Non mi avete mai ingannato, nipoti miei. Ma era così dolce fingere di cadere nel vostro trabocchetto per potervi viziare un po’ di più e mangiare tutti insieme i biscotti della nonna!>>.
Elia, che in realtà era Mattia, mentre il nonno parlava si era avvicinato al vetro e vi aveva appoggiato fronte e mano, piangendo a dirotto mentre anche il nonno tentava di toccarlo dall’altro lato.
<<E’ grave?>> chiese semplicemente il vecchio.
<<Si.>> gli rispose Mattia.
<<Pregherò un’ultima volta zio Umberto, che lo lasci tra di noi>>.
Quando Elia uscì dall'ospedale e poté riabbracciare Mattia, nessuno gli aveva ancora detto che il nonno non c’era più, per non dargli un dispiacere finché era debilitato; eppure, non si sa come, lui sapeva già che Corrado aveva raggiunto il caro fratello Umberto, per non separarsene mai più.
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Grazie per aver partecipato. Bellissimo e commovente racconto.
Un saluto by kork75
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Grazie a te per aver commentato e felice di aver scritto di nuovo su un tuo tema. A presto!