Gli amici giusti

in theneverendingcontest •  4 years ago  (edited)

Questo racconto è stato scritto per partecipare a The Neverending Contest n° 99 S4-P10-I2 di @storychain sulla base delle indicazioni del vincitore precedente @kork75

Tema: Amicizia
Ambientazione: Bicicletta

Gli amici giusti

Bici.jpg
CC0 Public Domain

Giovane e squattrinata, Eleonora trascorreva le sue giornate di universitaria dividendosi fra studio, lezioni e lavoro. Aveva affittato una stanza nel cuore della vecchia Catania, vicino al Monastero dei Benedettini, dove si svolgeva la maggior parte delle sue lezioni. Tre sere a settimana, poi, inforcava la bicicletta verde comprata per poco di seconda o forse anche terza mano, e pedalava verso Castello Ursino, dove Il Grifo, uno dei tanti locali specializzati in carne di cavallo, l’aveva assunta come cameriera part-time. Era una ragazzina alta, ossuta, dai ricci corti color di carota, distratta ma sempre gentile, e nonostante la sua semplicità difficilmente passava inosservata. Faceva amicizia con una semplicità disarmante, riuscendo a chiacchierare disinvoltamente con chiunque grazie alla sua dote innata di mettere le persone a proprio agio. I proprietari del Grifo, in particolare, avevano iniziato a benvolerla e, riconoscendo la sua intelligenza, le avevano chiesto di dare ripetizioni ai loro figli, “che di scola nun ni mangianu”, aveva concluso il padre con disappunto sollevando la mano minacciosamente verso il figlio maggiore durante le presentazioni con la nuova insegnante, mentre la madre accompagnava il gesto con un sonoro “e studia, disgraziato!” rivolto verso il ragazzino, dall’aria non proprio sveglissima.
Si avvicinava a grandi passi la sessione estiva: apparentemente le giornate si allungavano, ma per Eleonora il numero delle ore diventava ogni giorno più insufficiente fra lo studio, i due lavori e la stanchezza che iniziava a farsi sentire. Tuttavia doveva stringere i denti: presto la scuola sarebbe finita e con essa avrebbe interrotto il doposcuola ai due figli un po' zucconi dei proprietari del Grifo. Quei ragazzi non erano adatti allo studio, come i genitori avrebbero voluto, ma avevano ottime doti nel commercio, il che consolava e sotto sotto inorgogliva padre e madre che spesso li portavano con loro per dare una mano al locale.
Un pomeriggio di fine maggio, quando l’aria già calda spargeva i profumi degli alberi in fiore, la testa di Eleonora divagava distratta mentre sulla sua bici verde si recava al lavoro a casa dei ragazzi, che si trovava in via Plebiscito, una delle zone più famose e contraddittorie della città. Quel giorno la loro madre, che era sempre molto gentile con lei, la trattenne qualche minuto extra per offrirle del latte di mandorla appena fatto, freschissimo. La signora, come tutta la famiglia, si era molto affezionata alla ragazza e fra le due vigeva un reciproco rispetto che assomigliava quasi all’amicizia, anche data la poca differenza di età. Quando Eleonora, però, scese in strada, stanca ma rifocillata, ebbe un attimo di smarrimento. Fece subito mente locale: “Sono forse venuta a piedi? No, sono sicura, ero in bicicletta… Dove potrei averla lasciata? La metto sempre qui!” pensò in quei pochi millesimi di secondo che le servirono a realizzare che era stata derubata! Quando capì cos’era successo, le tremarono le ginocchia e come in trans rimase pietrificata fissando il palo al quale solitamente la legava con la catena, dove non era rimasta nemmeno quella. Antonio e Carmelo, i due ragazzini a cui dava ripetizioni, sbucarono in strada proprio in quel momento: “Eleono’, che fai ancora qui? Che fu?” le chiese il piccolo, che aveva 11 anni. “Non lo vedi che fa? Guarda il palo. Eleono’, che c’hai?” chiese il maggiore, che ne aveva 13. La ragazza si riscosse dallo shock, quindi sussurrò “Mi hanno rubato la bici!” e non riuscì a dire altro che la voce le rimase strozzata in gola e gli occhi le si riempirono di lacrime. “Ma come? Qui? Sotto casa nostra? Aspetta che lo sappia papà!” esclamò Carmelo, il minore, che un attimo dopo sentì arrivare una manata alla nuca dal fratello: “Muto, tu!” commentò. “Vieni qua, sali un attimo a casa che ti bevi un po’ di acqua”, continuò Antonio, prendendola per mano e accompagnandola di nuovo dentro casa. Corse su per le scale anticipando il suo arrivo per parlare alla madre, la quale disse solo: corri da zio Fofò, che qua ci penso io, va!”. Mentre Eleonora entrava di nuovo nella casa da cui era uscita soltanto pochi minuti prima, Antonio sfrecciava di nuovo in strada.
“Vieni qua, Eleonora, che questa non ci voleva! Dimmi, dimmi che è successo!” la accolse la signora, facendola sedere in cucina. “Io… io l’avevo messa lì! E ora come faccio?! Perché a me? ...me l’hanno rubata!” pronunciava sconnessa fra le lacrime la ragazza. “Su, su” la incoraggiava la signora “vedrai che non è niente, ora la troviamo! Forse l’hanno solo spostata, che a loro ci serviva il passaggio. Oppure l’hai lasciata da un’altra parte e non ti ricordi. Vedi che ora si risolve, tranquilla, bevi qua, va!” la consolava, offrendole un altro bicchiere di latte di mandorla ghiacciato.
Pian piano Eleonora si rasserenò, asciugò le lacrime e si scusò per l’accaduto e per il disturbo che stava arrecando. “Ma che fai scherzi?” venne redarguita “Ma che disturbo e disturbo! Questo non ti doveva succedere sotto casa nostra. Ora vedi che si risolve.” Ribadì la signora, dando un’occhiata al cellulare. “Grazie signora, adesso vado” disse Eleonora dopo essersi rasserenata un po’. Nella sua testa stava già cercando di riorganizzare la sua vita senza la preziosissima bicicletta. “Certo gioia, certo. Aspe’ che t’accompagno” – “Ma no, non si disturbi!” – “Ma sì che t’accompagno!” e nel giro di pochi istanti furono di nuovo in strada. A pochi metri dal portone di casa, appoggiata al tronco di un albero, Eleonora vide la sua bicicletta verde, unica fra tutte. “Hai visto dov’era, Eleono’? L’avevi parcheggiata all’albero pensando che fosse il palo, va!” disse la signora mentre la ragazza restava a bocca aperta. Antonio era sbucato anche lui alle sue spalle: “E’ che Eleonora c’ha la testa fra le nuvole! Sarà innamorata!” la canzonò. “Te l’avevo detto che si risolveva. Questione di guardare meglio era. Meno male che c’hai gli amici giusti che sanno dove guardare, va!” concluse la signora, accompagnando l’incredula ragazza alla bici e tornandosene verso casa.

Authors get paid when people like you upvote their post.
If you enjoyed what you read here, create your account today and start earning FREE BLURT!
Sort Order:  
  ·  4 years ago  ·   (edited)

Veramente un bel racconto. Saluti by kork75!