ROCKETMAN

in theneverendingcontest •  4 years ago 

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Una volta ho letto di un uomo folle che ha donato la sua vita alla bellezza, un tale che ha raggiunto l’apice della sua arte mettendovi tutto sé stesso e meravigliando gli occhi di un’orda di spettatori ignari delle sue intenzioni, una notizia che ha finito per fare scalpore.

Ogni giornale ha riportato il suo gesto: c’è stato chi ha decantato il suo dissennato atto come un gesto di coraggio di abbandonare la propria esistenza devolvendola ad un bene superiore, e chi ha interpretato le sue intenzioni come un bisogno di attenzioni che non è mai riuscito a soddisfare, un emarginato che voleva emergere dal suo anonimato e che ha sprecato la sua vita per un fine così vacuo. In verità vi dirò che nessuno aveva ragione, nessuno ha realmente compreso quanto folle fosse costui e dove risiedesse i suoi reali bisogni.

Io lo rimpiango, ancora oggi. Conoscevo quell’uomo, si chiamava Altair e come ognuno di noi che abita questa desolata e fredda terra aveva un sogno, un desiderio recondito che trasformava la desolazione in ricchezza di spirito e la sensazione di freddo in divampanti fiamme di determinazione. Per capire veramente chi fosse costui, devo rivangare una storia che credevo di essermi lasciato alle spalle, un ricordo che credevo di aver smarrito nello stesso momento in cui ho perduto Altair. Invece è ancora lì, una ferita non rimarginata ancora pulsante che mi fa soffrire e l’unico rimedio che conosco è condividerla con qualcuno, per questo ora mi ritrovo a scrivere su questo stralcio di carta affinché qualcuno possa capire quello che nessuno è stato in grado di apprezzare.

Ho conosciuto Altair 10 anni fa, se la memoria non mi tradisce. Mi ricordo che era il giorno dopo la più stupefacente pioggia di meteore che abbia mai solcato questi cieli, immagino la ricorderete.

Il nostro primo incontro è stato quantomeno bizzarro. Dovevano essere le 7.00 di mattina, correvo attraverso il parco per la mia seduta di esercizio giornaliera e con mia grande sorpresa appare sul mio percorso questo ragazzo di non più di vent’anni, altezza media e taglio brizzolato, ma la cosa che mi ha colpito di più è il fatto che passeggiava in completa nudità. Ero sbigottito e anche se era mio desiderio schivarlo e proseguire per la mia strada, la mia decenza si rifiutò di evitarlo e mi precipitai a chiedergli cosa stesse facendo e cosa mai potesse essergli capitato. Compresi dal suo modo di esprimersi così elementare che dovesse essere uno straniero, probabilmente assalito da individui poco rispettabili che l’hanno voluto mettere in ridicolo; infatti presentava qualche abrasione e taglio sparsi sul corpo, perciò lo invitai al mio appartamento per medicarsi e prestargli qualche abito da indossare.

Vestito di tutto punto sembrava una persona rispettabile, un ragazzo di bell’aspetto e dai modi cortesi anche se la sua capacità di esprimersi era molto lacunosa. Ad ogni modo facemmo amicizia quasi subito, lui è stato il primo vero amico che io abbia mai avuto. È sempre stato sincero con me, anche quando credevo che quelle che diceva fossero le bugie di un folle. È stato al mio fianco nella necessità, nessuno si è mai preso cura di me quanto ha fatto Altair. Sapevo di potermi confidare con lui, la sua anima era la più pura con cui fossi mai entrato in contatto e il candore delle sue emozioni mi avvolgeva ogni volta che io abbia mai vacillato in sua presenza, è stato il periodo più felice della mia esistenza.
Lui condivideva il mio sentimento di gaudio, ma la sua trasparenza mi rivelava anche la sua malinconia. Una parte di sé celava un desiderio di cui voleva parlarmi, ma che allo stesso tempo non era sicuro di potermi rivelare. Dopo vari tentativi di convincimento mi ha rivelato il suo sconvolgente segreto: “VIENI DA DOVE?!”. Ebbene, Altair proveniva da una vicina galassia. Si potrebbe dire che fosse un extraterrestre, ma ciò che stava al mio cospetto era un miracolo che andava ben oltre l’inimmaginabile. “Sono una stella, mio caro amico, e vengo da lassù”, mi disse indicando una costellazione nel cielo notturno.

Inizialmente non riuscivo a credergli, d’altronde è la natura di ogni essere vivente non accettare ciò che non può concepire. Più lo osservavo scrupolosamente, più lo esaminavo e più vedevo che quanto mi stava dicendo non corrispondeva a menzogna. La notte pareva più radioso, inizialmente credevo fosse una particolarità della sua pelle al contatto con la luce, ma le nuove informazioni mi regalavano una prospettiva completamente nuova sul mio ospite. In aggiunta un particolare che mi era sfuggito al nostro primo incontro, ma Altair non aveva nemmeno un ombelico.
Il suo sogno era di poter tornare a occupare nuovamente il suo posto nel nero della notte, di far ritorno alla sua amata casa. Non poteva farlo fintanto che il suo destino era legato alla gravità terrestre, che lo imbrigliava trattenendolo contro la sua volontà e non gli permetteva di fuggire neanche usando la sua piena potenza. Io dovevo aiutarlo, avevo l’obbligo morale di restituire la libertà al mio amico e potevo essere il solo a custodire il suo segreto, perciò i mezzi a nostra disposizione erano quantomeno limitati.

Ogni anno si teneva lungo la costa una enorme festa, una sagra popolare sfarzosa che terminava sempre col botto, il lancio di fuochi d’artificio che illuminavano il cielo bianco e nero con i colori dell’arcobaleno. Fu questo ricordo a farmi balenare in mente un’idea perversa che poteva svincolare Altair da questo destino lo tratteneva sul nostro pianeta e farlo ricongiungere alle sue amate sorelle. Un’ipotesi che sfidava le leggi della fisica, come la stessa possibilità che una stella potesse posarsi sul nostro suolo e assumere sembianze umane.

Il giorno della fiera, sulla spiaggia, Altair e io festeggiammo come dei forsennati la sua imminente partenza, mi rattristava dover abbandonare il mio migliore amico, ma ero altrettanto sicuro della mia decisione di lasciarlo andare, perché nessuno è veramente completo se non si sente a casa. È Altair non appartiene al nostro mondo, ma rimarrà per sempre nel mio cuore. Custodirò gelosamente il suo ricordo.

E come si suole dire, il resto è storia. Siete liberi di non credere alle mie parole. Potete pensare che un pazzo si sia fiondato nel cielo cavalcando dei fuochi di artificio e che sia detonato via da questa vita in un gesto folle e spettacolare. Io vi dico che la notte lo vedo ancora brillare in cielo, e sono sicuro che lui splende per me.

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