Il bibliotecario francese: cap. XI

in scritturacreativa •  last year 

Nico non si sbagliava: già dal loro ingresso al Centro, i due fratelli si imbatterono per lo più in sguardi indagatori e diffidenti. Tuttavia, a causa del giuramento di Ippocrate, i colleghi non si rifiutarono di soccorrerli, vedendoli stremati e senza fiato. Essendo già passata la mezzanotte, Trent non era presente, avendo terminato l'orario di lavoro. Doveva osservare, a scanso di emergenze che ne richiedessero ulteriormente la presenza, un turno unico, secondo quanto disposto dall'amministrazione per il supervisore. Nico pensò che fosse meglio così, che si trovasse il più possibile lontano da sua sorella. Sperava però di vedere Alberta, ma l'operatrice socio-sanitaria non c'era. Forse si era rifugiata nella camerata femminile a leggere. Ma non era affatto da lei occuparsi tranquillamente degli affari propri quando ai suoi ragazzi succedeva qualcosa di spiacevole o peggio, pericoloso. Quando era stato portato via sotto i suoi occhi, Nico l'aveva vista davvero sgomenta e sapeva che non si sarebbe data pace finché lui e sua sorella non fossero tornati. Anzi, conoscendola al pari di una madre, aveva perfino temuto che si esponesse correndo subito al comando della polizia civile, abbandonando finanche il lavoro. Ma a un certo punto si sentì fin troppo sfinito anche solo per pensare. Adriana seguiva lo stesso filo di pensieri del fratello. Dopo le prime cure ricevute e una rapida cena, si ritrovarono a occupare due posti letto nel reparto ricoveri, perchè si era sviluppata loro una febbre alquanto alta. All'inizio si sospettò della dengue, ma si trattava in realtà di una reazione conseguente ai disagi in cui erano incorsi.
I giorni successivi passarono come avvolti in una nebulosa. Adriana e Nico, eccezion fatta per la presenza dei compagni di stanza assieme a loro ricoverati, trascorrevano ore e ore in solitudine, interrotta unicamente dall'apparire di qualche infermiere che gli portava cibo e farmaci. I loro compagni di degenza erano troppo malandati in salute per aver voglia di intrattenersi a conversare, pur attraverso i paraventi che li nascondevano alla vista, e trascorrevano quasi tutto il tempo dormendo o in stato di dormiveglia. Così come i due infermieri portoghesi. I colleghi si trattenevano appena il tempo necessario per alimentarli, qualora le crisi febbrili impedisseno ai due ragazzi di mangiare da soli. Trent non si faceva vedere. Ma fece capolino Malinka e i due fratelli ebbero reazioni differenti l'uno dall'altra nel vederla. Entrò prima nella stanza della corsia maschile dove Nico si trovava, porgendogli un febbrifugo. Già scombussolato non poco a causa della febbre e i dolori, il ragazzo si lasciò sopraffare dalla rabbia. Non essendo in condizioni tali da riflettere sull'uso della prudenza per non scoprire le sue carte, Nico rifiutò il farmaco e si girò dall'altra parte. -Vattene!- aveva poi sbottato seccamente. Oltretutto poteva anche trattarsi della medicina sbagliata, date le mani che la portavano. Era dunque evidente che non era stata l'infermiera haitiana a confessare l'imperizia che aveva ucciso Ríos, anche se non c'erano dubbi che fosse la vera colpevole della morte del tenente. Ma chi era l'assassino, o l'assassina, dunque?
Poco dopo arrivò l'infermiere Robert, anche lui con una pastiglia in mano.
-Ti farà scendere la febbre-. Nico riuscì a percepire nel collega americano uno sguardo misto di tristezza e confusione. Nonostante i malori gli impedissero di mantenersi sempre e totalmente lucido, in qualche modo capì che Robert non lo considerava un criminale. Non gli lesse lo stesso sguardo di rimprovero che vedeva negli altri infermieri, nei medici e soprattutto nel professor Podger, che una volta soltanto era passato a visitarlo. Era evidente che all'Arcoiris oramai erano tutti convinti che lui e sua sorella avessero cagionato la morte di un paziente per una grave imperizia. Tutti gli estranei ai fatti, cioè, tranne forse Robert. Nico ascoltò una frase appena intelligibile del collega americano. Evidentemente l’infermiere non voleva essere ascoltato da eventuali colleghi che si trovassero nelle vicinanze della camera in cui era ricoverato il ragazzo, per non dare nell’occhio.
-Puoi prenderla, questa è della mia scorta- disse, riferendosi alla compressa.
-Ne porterò una anche a tua sorella, farò in modo che prendiate sempre le medicine giuste- mormorò. Dunque anche Robert era conscio delle sbadataggini di Malinka? Sapeva per certo o soltanto immaginava che era stata lei a uccidere il tenente Ríos con una massiccia dose di aspirina, scambiandola con le compresse di paracetamolo e codeina? E se lo sapeva, perché non ne aveva parlato con nessuno? Né con il direttore sanitario, né con la polizia? In ogni caso, Nico non era al momento in grado di sostenere una gran conversazione, il che non sarebbe neppure riuscito opportuno. Essendo La Floresta un paese di lingua ispanica, l'unica che i pazienti del Centro Arcoiris fossero in grado di comprendere, d'istinto tutto il personale parlava per lo più spagnolo anzichè inglese e in circostanze quali quelle del momento non era certo il caso che i pazienti che condividevano la stanza con l'infermiere, qualora non incoscienti a causa dei rispettivi malanni, venissero edotti riguardo agli strani accadimenti che ultimamente gettavano parecchie ombre sul presidio sanitario. Il debole paravento che nascondeva ciascuno di loro alla vista degli altri ricoverati non era certo sufficiente a coprire le parole da chiunque pronunciate.
Quando Malinka, poco dopo aver visto Nico, era entrata nella stanza in cui era ricoverata Adriana, quest'ultima le aveva letto in faccia un'espressione di superiorità e trionfo. Il che la spaventò. Suppose che Trent, dopo averla ritenuta un'assassina, si fosse deciso per l'haitiana e la tristezza ebbe il sopravvento. Prese in mano la compressa che la ragazza le porgeva, ma quando questa uscì, anziché metterla in bocca e inghiottirla, la ripose nel cassetto del comodino di fianco al suo letto e scoppiò in lacrime, fino a quando la febbre non riprese il sopravvento e allora si addormentò. Subito dopo entrò Robert, che sospirò di sollievo quando controllò il cassetto del comodino della malata e trovò la compressa che Malinka aveva portato alla ragazza. Si affrettò a sostituirla con un'altra delle sue. Svegliò la malata unicamente per somministrarle il farmaco, ma Adiana si riaddormentò subito dopo e l'infermiere preferì non risvegliarla. Meglio lasciarla riposare. La medicina avrebbe fatto effetto entro un'ora. Ma sull'uscio della stanza, si girò per un attimo verso di lei e sussurrò con voce fioca: -Lui non ti merita.
Dopodiché uscì.

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