Il bibliotecario francese: cap. X parte terza

in scritturacreativa •  2 years ago 

Ma Nico, che oramai aveva la certezza di quanto fortemente sospettato, si poneva domande di tutt'altro genere. I poliziotti che lo avevano interrogato avevano avuto quantomeno la garbatezza di informarlo sulla causa della morte del paziente e altri dettagli. La dengue comune si era rapidamente evoluta in emorragica e l'ammalato era deceduto nel giro di cinque ore. Il medico legale, il professor Podger, che aveva eseguito l'autopsia su pronta richiesta del supervisore, era risalito alla causa scatenante la fatale emorragia: una dose da cavallo di aspirina, di quattromila milligrammi, fuor di dubbio letale non soltanto per qualunque paziente affetto da dengue, malattia che si sarebbe convertita in emorragica anche a seguito di dosi trenta o quaranta volte inferiori, ma anche altamente tossica per un uomo adulto di altezza e peso ragguardevoli. Il professore era riuscito a circoscrivere anche l'orario in cui il paziente l'aveva assunta: erano all'incirca le sedici del pomeriggio, cioè l'orario in cui nel reparto erano presenti i tre infermieri di turno: lui, sua sorella e Malinka. Il professor Podger aveva allora ordinato al supervisore del Centro di scoprire quale degli infermieri del turno dalle otto del mattino fino alle sedici del pomeriggio fosse il responsabile dell'evento. L'indomani mattina il direttore avrebbe avvisato il comando di polizia civile, che funzionava dall'alba alla mezzanotte e gli armadietti dei farmaci dei tre infermieri che avevano lavorato dalle otto alle sedici sarebbero stati perquisiti. Quello in cui avrebbero riscontrato la mancanza di quattro aspirine da mille milligrammi ciascuna rispetto al rifornimento, che veniva sempre documentato, avrebbe fatto risalire al responsabile del decesso di Rios. Nico sapeva benissimo che non va mai somministrato neppure un grammo di aspirina in caso di dengue, a causa delle sue proprietà anticoagulanti e lo sapeva benissimo anche sua sorella. Entrambi erano molto abili nella loro professione e non avrebbero mai commesso tale patente e grossolano misfatto. Se li accusavano di aver somministrato aspirina al tenente, pareva dovuto al fatto che da ognuno dei loro armadietti mancavano esattamente due dosi di aspirina da mille milligrammi ciascuna. Questo secondo quanto constatato dalla perquisizione, per effettuare la quale i poliziotti avevano forzato le serrature, dato che la chiave per aprirli, ai sensi del regolamento dell'Arcoiris, doveva essere unicamente e tassativamente in possesso dei rispettivi affidatari. Erano allora presenti soltanto Podger e il supervisore. La perquisizione era avvenuta in assenza sia degli interessati che di altro personale sanitario. Per la buona riuscita delle indagini e assicurarsi di incastrare il colpevole (o i colpevoli), pareva che i responsabili del presidio sanitario avessero suggerito alla polizia di effettuare l'operazione in tutta segretezza. L'armadietto di Malinka risultava in perfetto ordine. Nico non aveva alcun dubbio che fosse stata lei a somministrare l'aspirina al malcapitato tenente, di sicuro facendo confusione con il paracetamolo e la codeina, atti a calmare i dolori, a volte insopportabili, provocati dalla dengue. Di sicuro l'haitiana, dimentica delle nozioni basilari sul trattamento della malattia, aveva ricordato la profilassi all'incontrario o peggio, aveva scambiato un farmaco per l'altro: quindi, anziché somministrare al paziente paracetamolo e codeina, gli aveva fatto ingerire le corrispondenti dosi in forma di aspirina, che lo aveva rapidamente ucciso. Ovviamente Trent aveva immediatamente compreso che la sbadata infermiera aveva commesso l'ennesimo errore, stavolta provocando la morte di un paziente, ma essendo Malinka la donna di cui era davvero innamorato, cosa di cui Nico non aveva dubbi, l'aveva coperta anche in tale occasione, nell'unica maniera possibile: facendo ricadere la colpa su di lui e sua sorella. Nico si rendeva conto che Trent usava Adriana per secondi fini abietti, dovendo essersi accorto che l'infermiera portoghese lo amava, ingenuamente, tanto quanto lui amava Malinka. La tendenza all'ingenuità sulla nequizia degli uomini era sempre stata un difetto della sua cara sorellina. A Trent serviva un capro espiatorio a beneficio della sua ragazza e l'aveva trovato piuttosto facilmente. E data la diffidenza che aveva percepito in Nico nei suoi confronti sin da subito, aveva pensato che gli conveniva sbarazzarsi anche di lui. Se il ragazzo fosse rimasto in libertà gli avrebbe di certo causato non pochi grattacapi. A questo punto rimanevano ancora un paio di misteri da svelare. Vero era che Trent doveva avere agito di proposito affinché i due fratelli risultassero colpevoli, ma come aveva fatto a sottrarre quattro aspirine dai loro armadietti, per poi riporle in quello di Malinka? A dispetto delle furtive intenzioni del medico californiano, il supervisore non poteva detenere una copia delle chiavi personali di armadietti altrui. Il regolamento era categorico sul punto e dato che la norma era valida finanche nei confronti di Podger, il direttore sanitario, figurarsi nel caso di Trent. Se avesse scassinato le serrature dei loro armadietti, la polizia si sarebbe accorta dell'effrazione e il suo piano si sarebbe andato a rotoli. Anche se corrotti e di poco cervello, quei poliziotti non potevano essere idioti al punto da non riuscire a rilevare uno scasso. E alla fine, Malinka sarebbe stata veramente colpita da un rimorso tale da confessare lo stesso giorno per scagionare fratello e sorella? Non la credeva capace di tanto, frivola e superficiale come si era sempre dimostrata. Nico sperava di trovare le risposte all'Arcoiris, magari con l'aiuto di Alberta, che lo aveva messo in guardia su Trent e Malinka sin da prima della sua partenza. Ma non si aspettava un'accoglienza punto calorosa da parte dei colleghi. Colpevoli o meno, era certo che Trent avesse già agito in maniera da rendere lui e sua sorella invisi al personale del Centro.

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