Il bibliotecario francese: cap. VIII parte seconda

in scritturacreativa •  2 years ago 

Nico, da parte sua, rinchiuso in un altrettanto precario stanzino, rifletteva più obiettivamente di sua sorella. Innanzi tutto sapeva che un medico o un infermiere non potevano essere arrestati in ogni caso di morte del paziente. Solo in caso di uccisione premeditata o diretta. Oppure per negligenza, imprudenza o imperizia, ma non se un paziente fosse morto nonostante il professionista avesse fatto tutto il possibile. Vero era che si trovavano in un paese del terzo mondo in cui la corruzione sia politica che tra le forze dell'ordine non mancava, anzi abbondava, ma certe norme basiliari e coerenti del diritto penale erano seguite in tutto il continente americano. Gli arresti arbitrari e assolutamente immotivati erano retaggio delle aree più arretrate dell'Africa e dell'Asia, come raccontava sua madre, forte della sua laurea in scienze politiche. Inoltre esistevano ancora malattie non sconfitte neppure dalla moderna medicina e nei paesi disagiati si continuava a morire per malanni facilmente curabili nel primo mondo. Vi erano poi complicazioni che fuoriuscivano dalle più grandi competenze mediche. Ma comunque di dengue non si moriva più, se adeguatamente trattata. Tale malattia cagionava disagi notevoli, ma al momento attuale era facilmente curabile anche a La Floresta, perfino ad Habanita, in presenza di personale preparato e cure specifiche. Il Centro Arcoiris era assolutamente in grado di tenere la malattia sotto controllo, quindi il tenente Ríos avrebbe dovuto guarire a trattamento ultimato. Nico, il giorno prima, cioè l'ultima volta in cui lo aveva visitato, non sospettava un probabile né possibile decesso. Certo, se la dengue si fosse rivelata emorragica, in assenza di soccorso il paziente sarebbe morto in breve tempo. Forse la malattia si era complicata durante la sera o la notte precedente, quando né lui né sua sorella erano di turno. Toccava ai colleghi accorgersene e all'eventuale medico presente di intervenire. Se poi nonostante la loro dedizione l'ammalato fosse comunque morto per complicazioni sopravvenute, per cui la medicina nulla poteva, non doveva essere formulata nessuna accusa. Se ritenevano responsabili lui e sua sorella, non restavano da analizzare se non due ipotesi. Riguardo alla prima, qualcuno al Centro poteva avere ucciso volontariamente la vittima, con o senza premeditazione. Ma come e perché? E allora per sfuggire alla legge gli sarebbe parso comodo affibbiare la colpa a due colleghi in quel momento a riposo. Ma il discorso non poteva reggere, a meno che tutti i colleghi che svolgevano lo stesso turno dell'assassino fossero suoi complici. In un ambiente abbastanza contenuto non poteva essere altrimenti. Comunque nessuno dei volontari, in tutta franchezza, aveva le caratteristiche dell'assassino squilibrato. Anche se aveva giudicato qualcuno di loro altamente inaffidabile sul piano personale, erano tutti persone sensate e ottimi professionisti...tranne una persona. Certo, ovviamente, naturalmente. E quindi rimaneva l'ipotesi della colpa per incompetenza, imprudenza, imperizia. Il ragazzo capì perchè lui e sua sorella non erano neppure venuti a sapere a tempo debito del decesso di un paziente. Il compito di informare spettava al supervisore e per Nico era chiaro il perchè Trent non l'avesse fatto. Le circostanze gli erano state complici. Adriana, Niko e Malinka avevano staccato dal lavoro alle sedici e non essendo avvenuto nulla, almeno in apparenza, che imponesse uno straordinario, lui e sua sorella si erano ritirati in camerata, mentre la haitiana stava senz'altro aggirandosi per i corridoi del Centro per bazzicare l'ambulatorio di Trent, se lui non avesse avuto troppi pazienti da visitare. Oppure quello del cardiologo o dell'ortopedico, se il supervisore fosse troppo occupato. Nico e sua sorella si erano fatti una doccia e poi avevano trascorso qualche ora con il loro e-reader, immersi nella lettura. Nel frattempo il personale del turno serale era sceso e quello che avrebbe lavorato di notte dormiva. Alberta quel pomeriggio era occupata a pulire l'altolocato appartamento di Podger. Un'operatrice socio-sanitaria qualificata non avrebbe dovuto occuparsi delle pulizie, ma data l'esiguità del personale addetto a tale compito, al Centro anche gli operatori socio-sanitari se ne dovevano far carico di quando in quando. Specie se si fosse trattato delle stanze del direttore, che esigeva sempre non meno del meglio sul mercato. Adriana e Nico avevano poi cenato al refettorio. In quel momento erano presenti soltanto loro, Malinka e il personale addetto alla cucina. Poco dopo cena, fratello e sorella erano andati a dormire, dato che avrebbero dovuto svegliarsi presto l'indomani. E nel frattempo era morto un paziente, ma la direzione, e soprattutto la supervisione, avrebbero deciso di non sollevare un polverone. Già, perchè se il decesso era avvenuto a causa di un'incompetenza sanitaria, Nico era quasi certo a chi tale condotta fosse da attribuire. Anche se al momento non avrebbe saputo dire come esattamente potevano essersi svolti i fatti. Ma a quel punto impallidì, perché tal pensiero gli prospettò oscuri orizzonti futuri. Mise nervosamente una mano nella grande tasca del suo camice ed ebbe un sussulto. Non ebbe neppure il tempo di formulare ulteriori pensieri logici, perché erano arrivati due poliziotti per condurlo all'interrogatorio.

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