Il bibliotecario francese: cap. VII parte prima

in scritturacreativa •  2 years ago 

Un sogno si stava realizzando. Seduta sugli scogli, Adriana guardava il lento avvicinarsi delle onde che venivano a infrangersi sulle rocce. Il paesaggio era perfetto per una dichiarazione d'amore, una promessa di matrimonio...
Dopo aver lasciato lo studio di Trent era corsa nei bagni per darsi una sistemata ai capelli, che rimanevano lucidi e belli nonostante al Centro non le restasse nemmeno un minuto per curarli. Una magnifica chioma liscia di un bel castano chiaro, con una frangia che rialzava il suo visino sottile e metteva in risalto gli occhi verde scuro. Non si rendeva conto di non avere nulla da invidiare alla prorompente Malinka, per quanto quest'ultima avesse l'aspetto di una star del mondo dello spettacolo: una florida ragazza alta perennemente abbronzata, dai lunghi e brillanti capelli neri che terminavano in morbide onde e grandi occhi nocciola. Anche se molto piccola di statura, Adriana era veramente graziosa e snella, proprio come il fratello, piccolino anche lui per un uomo, anche se comunque ben più alto di lei. Strano però, veniva a volte di pensare a entrambi, che con due genitori molto alti come i loro, robusti e dai capelli e occhi neri, fossero venuti su così piccini e tanto diversi da loro fisicamente. Adriana si era sempre crucciata molto più di Nico per quel che la moderna e vuota società considerava un gran difetto: la piccola statura. Una limitazione che precludeva, a volte a torto e a volte, per forza di cose, a ragione, l'accesso a molti posti di lavoro per i quali era richiesta una certa altezza minima. Per fortuna la professione d'infermiere non era tra quelli. Adriana quasi non arrivava al metro e cinquanta. Per la verità era piccolina esattamente quanto Alberta, anche se quest'ultima possedeva un fisico molto più robusto. La tata aveva già i capelli completamente grigi, ma quello che ancora le restava della passata gioventù erano un paio di occhi scuri, brillanti e vividi, che denotavano intelligenza e ottimo senso pratico. Chissà che per caso non avesse avuto ragione a spingerla a tornare a casa...no! Non era quello il momento di dare spazio a pensieri negativi, non ora che il suo amore era sul punto di dichiararsi. Ma scacciarli non era sempre facile. Le venne da pensare quanto Malinka fosse alta, di fatto quasi quanto Trent. Quando Adriana li vedeva insieme si sentiva triste, rendendosi conto che apparivano molto bene assortiti, pur sapendo che per costruire un’unione serena e duratura il solo aspetto fisico non sarebbe mai stato sufficiente. Quanti matrimoni non fallivano perché basati unicamente su tale fondamento passeggero? Senza fiducia e rispetto reciproci, uno scopo comune, serietà e comprensione, tutta la matassa si sgretolava. Adriana si fidava di Trent e lo rispettava. Lo riteneva un medico competente, altruista, generoso e responsabile, nonostante fosse per lei inevitabile sentirsi attratta da lui anche per il suo aspetto. Ma a volte aveva temuto che soccombesse alle grazie di Malinka, che per dirla tutta, di serietà non ne aveva neanche l“ombra. L'infermiera haitiana era frivola e superficiale, oltre che inetta, ma forse Trent non se ne rendeva conto. Dopotutto la cara Alberta le aveva più volte parlato chiaro e tondo riguardo ai dubbi che nutriva. Le diceva che trovava il giovane interessato e calcolatore, che l'altruismo e la generosità erano solo una facciata e doveva esserci qualcosa tra lui e Malinka. Le parole della tata l'avevano ferita. Perfino ora, mentre usciva dallo studio di Trent, l'aveva chiamata con aria preoccupata, di sicuro per metterla in guardia dall“infido medico e supplicarla per l'ennesima volta di tornare in Portogallo. Ma non si era neppure fermata ad ascoltarla, perchè questa volta era diverso. Doveva essere diverso.
-Scusami Alberta, ma ora ho fretta, parleremo più tardi- le aveva detto, ed era corsa via, senza nemmeno dare il tempo alla sua tata di risponderle.

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