La musica italiana
Verso la fine degli anni cinquanta
Verso la fine degli anni cinquanta si affermano alcuni cantanti italiani che prendono a modello i rockers americani come Elvis Presley, Paul Anka e i Platters. Nel ’58 Tony Dallara lancia Come prima, la prima canzone ritmica italiana, che assume cioè elementi della musica rock. Si determina così una spaccatura fra “melodici”, cioè cantanti che restano legati alla tradizione della canzone italiana, e “urlatori”, cioè cantanti che accolgono elementi tipici del rock and roll.
Fra questi ultimi si impone dapprima Peppino di Capri, che rinnova la canzone napoletana inserendo dei ritmi rockeggianti; ma è Domenico Modugno, che nel ’58 trionfa a Sanremo con Nel blu dipinto di blu, a portare una decisa ventata di novità.
Il successo mondiale di questa canzone apre le porte della notorietà a cantanti come Mina, Adriano Celentano e Gianni Morandi che resteranno per decenni fra i cantanti italiani più conosciuti nel mondo.
Negli anni sessanta
Negli anni sessanta si affermano i primi cantautori. La contrapposizione fra melodici e urlatori non ebbe né vincitori né vinti. Il vero elemento di novità, negli anni sessanta, fu costituito da un gruppo di musicisti che prendevano a modello gli chansonniers (cantautori) francesi come George Brassens, Jacques Brel, Juliette Greco, Gilbert Becaud e altri, le cui canzoni parlavano un linguaggio più aderente alla realtà e nello stesso tempo recuperavano alcuni aspetti della tradizione popolare.
I cantautori italiani (così furono detti, poiché scrivevano i propri testi e le proprie canzoni, al contrario dei loro predecessori che si limitavano a interpretare canzoni scritte da altri) misero in discussione alcuni dei canoni tradizionali della musica leggera.
Le loro canzoni si basavano su un accompagnamento semplice, spesso affidato solo alla chitarra; inoltre davano la massima importanza al testo, affrontavano talvolta temi sociali, ma soprattutto rinnovavano il repertorio dei temi tradizionali come l’amore e la famiglia, evitando i luoghi comuni e le banalità. I cantautori più importanti degli anni sessanta sono quelli appartenenti alla cosiddetta “scuola genovese”: Umberto Bindi, Gino Paoli, Luigi Tenco, Bruno Lauzi, Fabrizio De André; si affermano però anche i milanesi Giorgio Gaber ed Enzo Jannacci, l’astigiano Paolo Conte e l’istriano Sergio Endrigo.
Negli anni sessanta nascono anche i primi complessi beat. Accanto ai cantautori, nella seconda metà degli anni sessanta si affermano anche in Italia i primi complessi, come i Giganti, i Dik Dik, l’Equipe 84, nati sull'onda del successo dei complessi beat inglesi e americani.
Questi gruppi inizialmente si limitarono a reinterpretare o a imitare le canzoni dei complessi stranieri, ma ben presto svilupparono uno stile originale, legato alla tradizione melodica italiana. Fra i gruppi più significativi di questa stagione musicale ricordiamo I ricchi e poveri, i Matia Bazar e i Pooh.
Alcuni complessi, come PFM e le Orme, accolsero invece le tendenze più sperimentali del rock, ma senza ottenere un grande successo di pubblico.
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A te, Battisti una canzone per dare luce alle storie che rimanevano nascoste e poco accettata dalla società italiana che è sempre stata molto conservatrice
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