La metro

in blurtcontests •  4 years ago  (edited)

Mosca, secondo Pietro, è una città che ti rapisce e che fin da subito ti mostra le sue caratteristiche intrinseche; divisa tra il passato e il futuro. Una metropoli moderna e funzionale che trasuda storia di ogni epoca, un passato importante, tra la maestosità dei palazzi degli zar e l’architettura austera del periodo comunista. La prima cosa che l’aveva attratto quando, nel lontano novantacinque, arrivò nella capitale post sovietica era stata la sua straordinaria vitalità; si immaginava un posto tetro e spento invece la Piazza Rossa e il Cremlino erano già presi d’assalto da turisti provenienti da tutto il mondo. Prendere un appartamento in centro per lui era stato il modo più facile e scontato per conoscere la città, ma con il passare dei mesi si accorse che c’era anche un altro mondo oltre il Cremlino con le sue rosse mura, le sue cupole dorate, i suoi palazzi; la Piazza della Rivoluzione per esempio con lo sfondo del Teatro Bolschoi di fianco all'Hotel Metropol, vicino al monumento a Karl Marx: un angolo di Mosca al tempo stesso raffinato, ma quotidiano, con la gente per strada, il traffico automobilistico, i visitatori di passaggio con le borse dello shopping che gli ricordava la sua Milano. Per scoprire Mosca Pietro preferì l'approccio genuino, quello che lui amava di più: la metropolitana. La metro non soltanto gli offrì la sorpresa delle sue stazioni monumentali, veri musei dell'arte socialista (marmi, graniti, vetrate colorate, mosaici e persino sculture), ma anche e soprattutto l'immagine del popolo russo e della sua vita quotidiana: uno, due, tre milioni di passeggeri in una ordinata massa variopinta di persone. E all'uscita di ogni stazione ci sono i chioschi che vendono di tutto, compresi i quotidiani sportivi italiani dei quali Pietro non può fare a meno, un’invasione commerciale dell'Occidente che da giovane architetto ha vissuto in prima persona occupandosi agli inizi degli anni duemila del restauro di molti palazzi e di vecchi alberghi, progettando l'apertura di nuovi negozi, di ristoranti e caffè. Dopo più di vent'anni Pietro ha affinato la sua parlata russa, assumendo atteggiamenti e comportamenti da moscovita, ma quell’aria di stupore ogni volta che si trova ad aspettare la metro, e quel sognare a occhi aperti, lo accompagnano da sempre, uno stralunato lo definisce Margarita: sua moglie.


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Immagine CC0 creative commons

Margarita e Pietro si conobbero proprio alla fermata della metro. Era una mattina d’estate, agosto 1997, quando Margarita salì sul treno e si sedette vicino a Pietro. Non appena i loro occhi si incrociarono al giovane Pietro venne un nodo allo stomaco: quella ragazza l’aveva completamente stregato. Prima di scendere si rivolsero un ultimo sguardo. Pietro avrebbe voluto fermarla. Da quel momento incominciò a pensare a lei e di come e perché è così facile lasciarsi attrarre da uno sconosciuto. La risposta la trovò: il tempo. Quando si sale sui mezzi pubblici i vagoni sono sempre pieni e chi non legge, non discute, non dorme, si guarda intorno e a volte, capita d'incrociare lo sguardo di un’altra persona, magari ci si scambia anche un sorriso. Per ingannare la noia, vaghiamo con lo sguardo e cominciamo a idealizzare sull'amore ideale e quel giorno i suoi progetti sentimentali caddero sulla ragazza bionda immersa nella lettura seduta vicino a lui. Poi però arriva il momento di scendere oppure l’altro arriva a destinazione o magari invece cambia per prendere chissà quale altra linea e ci si perde per sempre probabilmente, ma non fu così per Margarita e Pietro. Quella stessa sera mentre scendeva le scale del Park Kul’tury, una delle stazioni più belle, di ritorno dallo studio Pietro aveva davanti a sé lei: Margarita. Così trovò il coraggio di fermarla.


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Immagine CC0 creative commons

“Lo sai che questa è la prima linea della metropolitana di Mosca?” Esordì Pietro.
“Fu inaugurata il 15 maggio del 1935 e copriva il tratto della linea rossa dalla stazione Sokol’niki a Park Kul’tury”, rispose la ragazza con un sorriso.
“Trovo questi bassorilievi stupendi”, disse Pietro indicando le sculture che ornano il lungo corridoio che porta ai binari: giovani che pattinano, giocano a calcio, a tennis e persino ballano.
“Tra gli avvenimenti che caratterizzarono la vita in URSS negli Anni Trenta vi fu la costruzione a Mosca della prima metropolitana. Eseguiti degli scavi esplorativi, nel 1932, si diede inizio a quest'opera, per la quale non esistevano né preventivi, né un progetto approvato né degli specialisti”, spiegò la giovane.
“Piacere Pietro… Interessante. Sei preparata. Ti interessi di architettura?” Chiese curioso.
“Privet. Mi chiamo Margarita. Se mi interesso di architettura? Diciamo di sì. Lavoro per una agenzia turistica. Tu sei un turista? Italiano? Parli discretamente il russo”, replicò la ragazza con un dolce sorriso.
“Sì di Milano. Diciamo che potrei fare meglio, sono qua da due anni, ma è una lingua complicata”, rispose Pietro.
“Prima mi hai detto che ti piacciono i bassorilievi che riprendono la felicità dei bambini, ma la costruzione della metropolitana non è stata per nulla una cosa allegra. Come se si fosse in guerra, le maestranze comprendevano un po' tutti: metallurgici, fornai, gente del circo, bollitori tessili, avvocati, calderai, tipografi, pellicciai, falegnami, studenti e gente comune. L'ordine di fornire il marmo fu dato due mesi prima della fine dei lavori. E per segare tre centimetri di marmo occorreva un'ora”, spiegò la ragazza indicando una scultura per poi concludere:
“Per eseguire il rimanente ottantacinque per cento del lavoro c'erano ancora circa dieci mesi, e si era costretti perciò a scavare ogni giorno novemila metri cubi di terra e a colare quattromila metri cubi di cemento. Nel 1934 nei lavori della metropolitana erano impegnate più di settantacinquemila persone”.
Pietro rimase stupito da tutte quelle informazioni e ammise:
“Sei un libro stampato”
“E’ il mio lavoro studiare la storia della mia città. La verità che ho letto tutto oggi su questo libro”, rispose sogghignando Margarita.
“Tieni Pietro l’italiano te lo regalo”.
Poco prima che il treno arrivasse, aprisse le sue porte e la bionda ragazza venisse inghiottita dalla folla, Pietro ebbe il tempo di gridare:
“Grazie! Te lo restituirò. Ci dobbiamo rivedere. Come ti trovo? Il tuo numero? Dove lavori?”.
Dopo quel loro primo casuale incontro, non trascorsero molti giorni, a Pietro sembrarono anni, dal loro primo appuntamento e lui era lì, alla fermata della metro, con in mano il libro del loro primo incontro e un regalo per lei: rose rosse e una margherita.


Con questo racconto partecipo a:
theneverendingcontest
n° 121 S1-P5-I3 - Contest

The topic and situation are choosen by @piumadoro, winner of the previous week:

Topic
Present
Context
Underground

Saluti by kork75

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  ·  4 years ago  ·  

I do not speak Italian. But thanks to the translator I can read your work. It is excellent. I love your narrative and your way of describing Russia.

^_^

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No hablo italiano. Pero gracias al traductor puedo leer tu obra. Es excelente. Me encanta tu narrativa y tu forma de describir Rusia.

  ·  4 years ago  ·  

Thanks for the nice comment ... Greetings by kork75